Da anni ormai frequento quest’isola, non tanto quanto vorrei ma mi accontento. E ogni santa volta non posso impedire alle mie scarpe da trekking di salire a Pizzo Falcone a quasi 700 m slm partendo da quota zero. Non so da che dipende però una sensazione è certa… i miei piedi hanno bisogno di quella straordinaria scalata…
Meraviglia. Sempre. Ogni volta che sbarco… E guardo in alto… E la vedo sempre più bella, sempre più verde… Anche stavolta non posso evitarlo… Non devo… Tra l’altro sono con un gruppo bello tosto di escursionisti.
Oggi è il 14 giugno, terzo giorno di escursioni, domani si va a Levanzo per la chiusura di questa 4 GG di bellezza e natura… oggi meteo perfetto… cielo limpido… l’ultima volta sono salito con la nebbia per tutto il percorso… anche quella volta sensazione unica !
Un gabbiano sembra non avere minimamente voglia di spostarsi al mio passaggio… grande !
Stamattina il gruppo si è svegliato con comodità e alle 8 è prevista la partenza dal bar dove facciamo la colazione. Oggi torte artigianali, cornetti, caffè, succhi di ananas o pera… E una bella bevuta di acqua… Servirà idratarsi costantemente durante tutta la giornata.
Il percorso che ho pensato è quello che arriva alle Case Romane quindi su per il sentiero diretto a Pizzo Falcone: in mattinata si fa più fatica, ma si è freschi, carichi e le salite si affrontano con più sicurezza. Al ritorno poi faremo un anello che dal bivio in contrada Taurro ci riporterà, a mezza costa, a Case Romane.
Il nostro percorso su carta tecnica regionale 1:10.000
Partendo dal paese Case Romane ci sembra più vicino del giorno prima e arriviamo presto per goderci il panorama e la fresca fontanella di acqua di sorgente ci aiuta a dissetarci, a bagnarci le magliette e i cappellini. Poi via su per Pizzo Falcone. Il sentiero è fantastico, ogni volta che lo percorro mi pare diverso, lo trovo sempre più verde. Salendo, i profumi di rosmarino selvatico, del cisto, del timo, della menta selvatica, delle eriche in fiore, del senecione… ti avvolgono facendoti dimenticare la fatica della salita, qui a gradoni, scoscesi e impervi.
Vista dall’alto di Case Romane, foto di Gioacchino Mezzatesta
Le piccole di Podarcis waglerianus si fanno quasi toccare… sono ancora smaliziate… stanno ferme al sole e non sanno il rischio che corrono non tanto per noi ma quanto ai vari rapaci che volteggiano sopra la nostra testa lassù verso le cime che vediamo dal basso, forse un Pellegrino che Salvo immortala con la sua fotocamera e non a caso la nostra meta si chiama Pizzo “Falcone” (Monte Falcone nella carta tecnica regionale) !
Saliamo con calma godendoci i panorami che via via si aprono. Ci fermiamo alle grotte di passaggio chiamate di Vanni Carriglio, antichi rifugi pastorali oggi meta di ristoro per i camminatori… per rifiatare, idratarci e chiacchierare un po’ scambiandoci le impressioni sui giorni trascorsi… e, ovviamente, far ripristinare al fisico le minime condizioni per continuare l’ascesa, ma siamo solo a 310 m slm… il tempo c’è non abbiamo fretta, dobbiamo goderci lo spettacolo della natura.
Dopo qualche minuto attraversiamo la lecceta residua, fresca e intensa, inaspettatamente florida e con tante piccole plantule naturali che stanno crescendo formando una tribù arborea di non poca importanza dato che sono gli unici esemplari delle Isole Egadi. In effetti a Favignana esiste contrada Alencio, che sta per Leccio, nel versante che guarda proprio a Marettimo del Monte Santa Caterina, qui c’era appunto una lecceta, ma oggi non è presente alcun esemplare e il reimpianto non ha dato esito positivo per il morso dei bovini al pascolo che non fanno attecchire gli alberelli che la forestale ha provato a immettere. Ma qui siamo a Marettimo, quando saremo a Favignana ne parleremo…
Un pianoro tra la lecceta ci fa riprendere fiato, la frescura della copertura arborea e la leggera brezza di nord est ci rinfresca al passaggio. Sono le ultime alberature, poi un ripido e faticoso zigzag ci porta da 350 a 450 slm e poi a quasi 500 slm sotto Punta Campana, la vetta che anticipa Pizzo Falcone che, dopo il bivio per Marunnuzza, che faremo al ritorno, ci appare davanti in tutta la sua imponente fierezza.
Alla portella di Pizzo Falcone a 598 slm, dove finisce il sentiero, si apre il panorama interno e a destra ci si inerpica e, seguendo una traccia segnata da una freccia rossa sulle rocce, arriveremo in cima. Ma per il momento sostiamo qui… ho una cosa da far vedere ai nostri amici…
Il versante opposto a quello di salita offre una vista dolomitica sui barranchi della costa interna di ponente… maestosamente spettacolari, selvaggi e impercorribili, visibili da qui ma inaccessibili. Occorre attenzione e rispetto della montagna, come sempre. Siamo sporti su una balconata naturale e giù il versante sprofonda con dislivelli notevoli tra le impervie cime interne.
“Per chi non ha problemi di vertigini mi segua, attenzione al dirupo alla vostra sinistra – annuncio – tenetevi a destra e seguite i miei passi senza fare altri percorsi se non quello che faccio io”.
Chi non conosce questa traccia se ne stia ben comodo alla portella… se non si conosce è meglio evitare di affrontare sentieri impervi, questo vale sempre, ancor di più qui.
Mi seguono in pochi, fanno bene, noi siamo qui per goderci lo spettacolo non per fare gli eroi. Li porto sotto un crepaccio formato da un dilavamento del versante occidentale di Pizzo Falcone, ci sediamo qui sulla nuda roccia che sembra una gradinata verso il vuoto… un palcoscenico naturale… stiamo in silenzio spezzato solo dalla mia voce. “Vi ho portato qui per farvi sentire il silenzio della natura selvaggia e farvi vedere una cosa davanti a noi, in basso… vedete nulla di strano ?”. Uno di loro mi risponde… “C’è chiaramente un Gremlin pietrificato proprio li’ 😀 ” ! Ecco raggiunto l’obiettivo… il mio amico Gremlins è sempre lì, lo vado a trovare sempre, con molta attenzione e tanta riverenza per questo costone roccioso che la natura ha saputo sagomare, un pinnacolo di roccia, una scultura immensa che si erge dal vuoto e qui, solo in questo punto ha le sembianze di un Gremlin ! Rimaniamo tutti meravigliosamente attratti, rimaniamo zitti a goderci questo angolo di paradiso naturalistico per qualche minuto… poi, devo richiamare tutti a ritornare alla realtà, e quindi si ritorna con attenzione alla portella per la salita finale alla vetta più alta delle Egadi, la vetta più a nordovest della Sicilia… Pizzo Falcone.
La risalita è scoscesa, meglio lasciare i bastoncini giù e aiutarsi con le mani a scalare le rocce, il fondo è sicuro MA SOLO PER CHI HA CALZATURE IDONEE, quindi solo con scarponcini tecnici meglio alti alla caviglia… non sottovalutate queste indicazioni, NON avventuratevi fin quassù con scarpe aperte o peggio da mare o con la suola liscia. NON FATELO ! RISCHIATE TANTO INUTILMENTE E SE NON LE AVETE STATEVI A MARE !
La scalata dura una ventina di minuti, poi la vetta… indescrivibile… non è possibile a parole esprimere le sensazioni, vi posso solo dire che ogni volta, per me, è un’emozione che mi fa rigenerare il fisico, la mente e quello che non riusciamo a comprendere, ovvero la nostra anima. Qui tutti i sensi si attivano, qui si ferma il tempo, c’è un reset della memoria temporale, non senti più la fatica della salita… succede a tutti… quando sei qui non pensi ad altro, solo a goderti questi momenti. [>montagna e benessere fisico e psicologico<]
Ci stendiamo fra le rocce, comode perchè levigate dal vento, la brezza costante non fastidiosa accompagna il nostro pranzo al sacco. I Rondoni ci offrono uno spettacolo gratuito, con le loro fantastiche piroette, sfrecciano vicine le nostre teste che a volte dobbiamo istintivamente spostare, sono a caccia di insetti. Le farfalle, di tante specie, aiutate dal vento, scorrazzano beate tra le infiorescenze qui estreme e resilienti ma superbamente fiorite.
E poi il volo di una coppia di Falco pecchiaiolo corona la nostra visita. Volteggiano sicuri in questo cielo di un azzurro intenso, in pochi secondi fanno chilometri in linea d’aria a che non si vedono a che li vedi sopra la nostra testa. Salvo e Gioacchino riescono ad immortalarli… Che spettacolo !
Restiamo qui per almeno un’ora sospesi nel nulla, coccolati dal vento, irrorati di immensa impalpabile bellezza… sotto di noi un mare cobalto, sopra il cielo azzurro… fanno da quinta a una terra selvaggia, dal giallo al verde intenso la vegetazione, dal bianco delle rocce affioranti al grigio delle fenditure dolomitiche.
L’unica prova della presenza umana è il Castello di Punta Troia che si vede da qualsiasi punto… una presenza non invasiva, quasi mimetica come le tante Capinere che svolazzano tra i cespugli bassi di Senecione, tra i levigati Lentischi e le cupole di Euforbie che provano a vivere nelle zone meno battute dal vento. Una natura incontaminata che oltre a Pizzo Falcone si può trovare in altri pochissimi lembi di Sicilia. Speriamo che resti ancora così per il resto del tempo.
Dopo la foto di rito decidiamo di ridiscendere, carichi di tanta energia affrontiamo senza tanto impegno la dorsale per ritornare alla selletta dove finisce il sentiero. Ci rifocilliamo brevemente e ci incamminiamo per il rientro a Marettimo. Come anticipato al primo bivio prendiamo a sinistra direzione Marunnuzza e poi via giù per i tornanti a gomito fino al bivio con il sentiero a mezza costa che percorriamo in direzione Case Romane. Bel sentiero anche questo, immerso nella gariga costiera, abbastanza insidioso in alcuni punti ma sicuramente meno impegnativo in discesa rispetto a quello della mattina, che in discesa sarebbe diventato uno spezza ginocchi… e noi camminatori ai piedi e alle ginocchia ci teniamo non poco 😀 !
E’ un continuo scendere fino al livello di Case Romane dove, poco prima, osserviamo arbusti fioriti di Mirto dall’infiorescenza bianchissima. Inutile ripetere dei suggestivi paesaggi a picco sul mare che lungo il sentiero si aprono costantemente. Pochi punti ombreggiati dove ci fermiamo per rifiatare e far calmare i dolori al menisco e ai piedi che cominciano a soffrire della tre giorni finora affrontata… qua e la ragni crociati che creano reti setose e robuste, tele di precisione millimetrica, per intrappolare le prede.
Lo spazio e il tempo qui sono compressi. Le sorelle, Favignana e Levanzo sembrano riposare oziosamente nel mare calmissimo di questo pomeriggio di fine primavera.
Arrivati a Case Romane è come arrivare in paese… la fontanella è un toccasana e da lì a pochi minuti siamo in paese. La giornata non è finita. Infatti alle 19 abbiamo appuntamento Con Vito Vaccaro per la visita al Museo del Mare di Marettimo, gestito dall’associazione locale CSRT ( https://isoladimarettimo.com )
Arrivati a destinazione, rapida doccia, birretta obbligatoria e via… all’appuntamento con Vito.
Vito Vaccaro, presidente dell’Associazione ci accoglie in questo luogo della memoria di Marettimo, il MUSEO DEL MARE. In pochi metri quadrati questo locale, una volta adibito a laboratorio di trattamento della conservazione del pesce, ospita una marea di documenti e oggetti. E’ stato recuperato, restaurato e adesso gestito da questa associazione che, oltre a promuovere l’isola, mantiene i rapporti con i tanti marettimari emigrati in America nel secolo scorso. Qui la memoria ha un valore e ci auguriamo, facendo i complimenti a Vito e a tutta l’associazione, che questa realtà possa continuare e crescere come merita.
Affascinati dalle tante storie raccontate in pochi minuti dal vulcanico Vito non ci accorgiamo che è già l’ora di cena e ci rechiamo per l’ultimo appuntamento con la gastronomia marettinara al Carrubo dove l’ennesima ottima cucina proposta dalla chef ci hanno costretti a chiamarla e farla uscire dalla cucina a fine cena e chiudere con un caloroso applauso di ringraziamento e di incoraggiamento per la squisitezza dei piatti proposti e la calorosa accoglienza e il puntuale servizio che ci è stato riservato.
Insomma non si poteva chiudere meglio questa tre giorni a Marettimo.
Domani si riparte per tornare a casa… ma prima il botto finale… a Levanzo !